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Abuso di contratti a termine nella Pubblica amministrazione

Abuso di contratti a termine nella Pubblica amministrazione:
lavoratori svincolati dall’onere della prova grazie a Direttiva europea

Corte di Appello di Napoli, sentenza numero 973 del 2014

È una novità di grande impatto quella definita in una recente sentenza della Corte di Appello di Napoli emessa dietro ricorso del giuslavorista Domenico Carozza in difesa di un ex lavoratore di un Comune del Casertano.
Dopo aver lavorato per sei anni, in virtù di un contratto a tempo determinato ripetutamente prorogato sulla scorta di delibere della giunta municipale, come funzionario responsabile del servizio urbanistica e edilizia privata, Giuseppe Croce aveva perduto il lavoro.
Il suo primo ricorso, presentato al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per contestare l’illegittimità dell’assunzione a tempo determinato perché il contratto non specificava le ragioni di un incarico a termine, era stato rigettato nel 2010.
La Corte di Appello di Napoli, rifacendosi alla Direttiva europea 1999/70, che ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori europei, e alle sue interpretazioni da parte della Corte di Giustizia europea, in particolare stabilendo che spetta agli Stati membri e ai giudici nazionali il compito di definire adeguate sanzioni per l’utilizzo abusivo da parte della pubblica amministrazione di contratti a tempo determinato, ha ribaltato la decisione pochi giorni fa.
La Corte ha riconosciuto che il danno esiste per il solo fatto che la condotta dell’amministrazione di ricorrere ad abusivi utilizzi del contratto a termine è illegittima e senza necessità di alcuna prova da parte del lavoratore. “In tempi di sfiducia nei confronti dell’Unione europea – ha dichiarato Carmine Lettieri, segretario generale provinciale FP Cisl – questa sentenza riconferma che la vera natura dell’Ue non è e non deve essere austerità e tagli alle spese ma un traino continuo verso migliori condizioni di vita e di lavoro.”
Al lavoratore sono state riconosciute dieci mensilità di retribuzione, con relativa rivalutazione monetaria e interessi legali, come risarcimento del danno. “Liberare il lavoratore dall’onere della prova – ha aggiunto il giuslavorista Domenico Carozza – cambia in maniera determinante i rapporti di forza tra chi subisce il danno derivante dall’abuso di ricorso a contratti a tempo e chi, come tante amministrazioni pubbliche, mette in pratica comportamenti illegittimi e, per il futuro, il percorso di tanti ricorsi potrà avere un esito più favorevole ai lavoratori”.

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