Parlano di Noi, Ufficio Stampa e Comunicazione

Corriere del Mezzogiorno NA – Garanzia Giovani per cambiare la formazione

La lettera di Lina Lucci

Caro direttore, la Regione Campania è impegnata a scongiurare le sanzioni europee per un anomalo utilizzo delle risorse sulla programmazione 2000-2006 su taluni progetti, che comporterebbero altrimenti un taglio sostanzioso dei fondi strutturali già disponibili. L’auspicio è che tutto vada per il meglio, ma solo la minaccia ventilata al Tavolo di partenariato dai rappresentanti della Commissione Europea, dove la Regione dovrà presentarsi con una documentazione completa e convincente il prossimo 20 giugno (pena una multa da mezzo miliardo di euro), fa emergere con forza il paradosso di un territorio che da un lato ha un grande bisogno di risorse e dall’altro non riesce a utilizzare per tempo e al meglio quelle già disponibili. Si tratta della «vecchia» programmazione ma, come denunciato dalla Cisl in più occasioni, le preoccupazioni persistono tuttora e rischiano di tradursi in una triste evidenza. Le responsabilità vanno certamente ascritte a tutte le istituzioni, ciascuna per il proprio ruolo. E su quanto si riuscirà a fare nei prossimi dieci mesi si gioca la valutazione complessiva dell’operato di Caldoro alla guida della Campania. Le criticità maggiori, tuttavia — e se ne parla ancora poco — oggi si rinvengono nei soggetti attuatori, per lo più soggetti pubblici, Comuni in testa, che progettano poco e male e attuano ancora peggio i programmi, spesso per la mancanza di adeguate professionalità. I meccanismi farraginosi della burocrazia rendono poi difficile individuare precise responsabilità che vedono tra i principali protagonisti i cosiddetti Rup (responsabili del procedimento) insieme a quella parte di dirigenza incapace di interpretare il ruolo di responsabilità verso la parte più debole della società civile. In questo quadro da inizio maggio, per altri versi, si è dato l’avvio alla cosiddetta Garanzia Giovani, il programma europeo che intende offrire una reale occasione di formazione finalizzata al lavoro o di lavoro ai giovani entro quattro mesi dalla conclusione del ciclo di studi. Il programma ha suscitato immediatamente interesse nei destinatari, tant’è che finora sono oltre 67 mila gli iscritti ai portali dedicati all’iniziativa e il 20,5% è rappresentato da ragazzi campani. Anche qui vi è un rischio:quello di mancare un’occasione rilevante sia per i giovani, sia per la competitività del territorio. L’impostazione data dalla Regione risente positivamente delle indicazioni delle parti sociali. Ma siamo distanti da quanto chiede ancora la Cisl. Privilegiare le esperienze di lavoro, invece che quelle formative, dietro le quali in passato si sono annidati centri di interesse che hanno drenato risorse lontano dagli interessi dei destinatari dei corsi; puntare — per quanto riguarda la formazione — a percorsi realmente legati al lavoro, anche attraverso il coinvolgimento diretto degli enti bilaterali per quanto riguarda, per esempio, la certificazione delle competenze; prevedere una premialità maggiore per le aziende che offrono l’occasione di lavoro in Campania, per evitare che qui si faccia orientamento e formazione per pseudo esperienze occupazionali. La combinata valutazione delle due questioni — utilizzo dei fondi europei e Garanzia Giovani — impone a Caldoro una riflessione immediata: la Regione Campania farebbe bene a utilizzare una parte delle risorse di Garanzia Giovani per allevare una sorta di task force di giovani da impiegare in affiancamento proprio negli enti attuatori, per progetti di qualità e per un utilizzo efficace e tempestivo dei fondi europei. Per la programmazione in corso i tempi sono stretti e si potranno avere solo risultati relativi, ma si possono mettere le basi per evitare così che le stesse preoccupazioni persistano anche domani. Giovani brillanti, laureati in Economia, Giurisprudenza, Architettura e Ingegneria principalmente, formati con la Garanzia Giovani, sarebbero poi impiegati per progettare e gestire i fondi europei affiancando gli enti attuatori. Maturerebbero così una esperienza che, finita la fase di occupazione prevista dal programma europeo, potrebbero spendere sul territorio in tante differenti direzioni. Una goccia nel mare, certo, ma una goccia che assieme ai poteri sostitutivi in caso di inadempienze pesanti, darebbe segnali chiari su come si qualifica l’azione della politica sulla spesa dei fondi e su un reale sostegno ai giovani.

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