Parlano di Noi, Ufficio Stampa e Comunicazione

Il piano Garanzia Giovani e le obiezioni della Cisl

L’ intervento di Lina Lucci

Ugo Marani e Sergio D’Angelo su queste pagine hanno scritto, con malcelata soddisfazione, che avevano previsto il fallimento del programma Garanzia Giovani, aggiungendo «con buon a pace dei sindacati che hanno entusiasticamente aderito al progetto, stendendo ponti d’oro e predisponendo locali delle proprie strutture alle misure dell’assessorato al Lavoro campano». Devono entrambi frequentare ambienti sindacali che non appartengono alla Cisl, viene da pensare. E avere informazioni quanto meno parziali. Va ribadito prima di tutto che Garanzia Giovani è un programma europeo che in Italia è stato proposto con diverse modalità nelle varie regioni. E in Campania meglio che altrove, come viene riconosciuto da chi sta sperimentando il piano in più regioni e non parte da pregiudizi di sorta. Occorre però evidenziare che la Cisl non ha mancato di rilevare, in tempo utile, i limiti del programma nella sua applicazione in Campania, come emerge dalla ricca corrispondenza con l’assessorato disponibile sul sito della Cisl Campania. Non a caso lo scorso 30 ottobre abbiamo chiesto di riconvocare con urgenza il tavolo con le parti sociali proprio per affrontare quelle criticità che rendono inefficace l’azione messa in campo. E’ necessario inserire delle percentuali minime di placement per le attività formative collegate al programma e realizzare un’azione di riqualificazione professionale dei centri per l’impiego e dei centri di orientamento, favorendo incontri diretti con le aziende al fine di intercettare il reale fabbisogno professionale del territorio. A tempo debito abbiamo evidenziato, sia sul piano locale che nazionale, che in assenza di una domanda direttamente espressa dalle aziende il programma sarebbe stato un flop. Come noto, infatti, l’intero programma ha preso a riferimento le sole indagini”excelsior” che esprimono su base statistica la domanda di lavoro inevasa senza indicare le aziende che potrebbero assorbirla. Abbiamo anche espresso l’esigenza di far emergere quelle professionalità e quei profili dei tanti giovani che lavorano in nero, individuando un sistema per certificarle, anche attraverso gli enti bilaterali. Marani e D’Angelo dicono il vero su un punto: il sindacato ha diffuso, a titolo gratuito, attraverso i propri sportelli territoriali quelle informazioni necessario per consentire ai giovani potenzialmente interessati di cogliere questa nuova opportunità. Un contributo di cui restiamo orgogliosi. Mi piacerebbe invece sapere cosa ha messo in campo su questo programma il mio amico Sergio D’Angelo nella sua veste di imprenditore impegnato nella cooperazione.

Leggi l’articolo de La Repubblica NA

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