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Radiologo morto di tumore: INAIL condannata per il danno biologico per 80.000 euro

Anni di servizio presso l’Asl di Caserta come radiologo, preparando gli esami rx e di sviluppo e fissaggio. Poi il tumore e la morte a causa di un adenocarcinoma polmonare. La vicenda di un dipendente del servizio sanitario nazionale e della battaglia della sua famiglia per vedersi riconosciuto il danno biologico. Rivoltisi al giuslavorista della CISL, avvocato Domenico Carozza, gli eredi hanno promosso ogni azione indispensabile al riconoscimento della malattia professionale a carico dell’INAIL. Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – rappresentato dal giudice del lavoro Maria Pasqualina Gaudiano – ritenuto che la morte del radiologo dell’Asl rientrasse tra le tutele dell’INAIL ha nominato un medico legale, il dottor Giorgio Papis, affidandogli il compito di valutare la sussistenza o meno di un nesso tra il lavoro e la patologia tumorale che aveva provocato la morte.

Dopo approfonditi esami il medico ha valutato che tale nesso sussistesse alla luce della esposizione radiologica, precisando che la percentuale di rendita da riconoscere fosse pari al 16% delle tabelle per il danno biologico allegate al decreto legislativo 38/2000, pari a circa 80.000 euro di rimborso. Particolarmente significativo il passaggio della sentenza in cui il giudice, per giustificare la liquidazione della rendita a favore degli eredi, ha ritenuto che “è connaturale all’evento protetto che le prestazioni previdenziali vadano a favore dei familiari dell’assicurato deceduto, i quali dal suo lavoro traevano i mezzi di sopravvivenza o che, comunque, si giovavano del rapporto economico”.
Parallelamente a questo giudizio,gli eredi ed il loro legale hanno promosso anche un giudizio per danni, ancora in corso, nei confronti della stessa ASL di Caserta sul presupposto della mancata adozione di adeguate misure di sicurezza e si dicono fiduciosi sul suo buon esito. “La sentenza rappresenta – ha dichiarato l’avvocato Carozza – un atto di giustizia nei confronti di chiunque non dovrebbe subire lesioni alla sua integrità psicofisica a causa dell’attività lavorativa svolta per soddisfare i bisogni di vita propri e della propria famiglia”.

 

 

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